PIANO ARIA E CLIMA
#PianoAriaeClima Raccolta pubblica di osservazioni
I a.1.1) Aumento delle temperature e caldo estremo
La mappa del rischio da ondate di calore della città di Milano è l’esito della sovrapposizione della pericolosità climatica (rappresentata dalla distribuzione delle temperature in città) ad altri due fattori: la vulnerabilità e l’esposizione.
Le mappe della distribuzione delle temperature in città identificano la pericolosità climatica come possibile manifestarsi del fenomeno “isola di calore”, cui fa seguito un danno che può essere fisico, economico o negativo più in generale.
La figura 1 riporta le temperature medie superficiali diurne di quattro estati consecutive (2014-2017; giugno, luglio e agosto) e mette in relazione le differenze di temperatura con i diversi tipi di tessuto urbano.
Le temperature superficiali si abbassano notevolmente nei pressi delle grandi aree verdi e dei campi agricoli, mentre raggiungono i loro massimi nelle aree particolarmente dense e con un basso indice di permeabilità. L’alto livello di impermeabilizzazione della città intensifica l’effetto “isola di calore”, un fattore di stress per la popolazione e un pericolo per la salute pubblica.
VEDI PRIMA IMMAGINE ALLEGATA (Figura1)
La figura 2 illustra le temperature dell’aria in prossimità del suolo alle 10.30 e alle 21.30 del 4 agosto 2017.
VEDI SECONDA IMMAGINE ALLEGATA (Figura2)
Per la valutazione della vulnerabilità rispetto all’impatto di ondate di calore, definita come predisposizione a essere affetti negativamente dal fenomeno, la metodologia (progetto CARIPLO CCT 2017) considera diversi elementi: superficie permeabile (comprendente verde a terra e alberature), edifici, superficie impermeabile, temperatura superficiale e sky-view factor.
La valutazione della vulnerabilità è poi integrata con la valutazione dell’esposizione, cioè la presenza di elementi che possono essere danneggiati dal caldo estremo. L’esposizione è rappresentata attraverso le categorie colpite da questo pericolo: popolazione ≥ 65 anni, popolazione < 10 anni, popolazione disoccupata, popolazione sola (nuclei familiari monocomponente), popolazione affollata (più di 4 abitanti per abitazione). Si considerano poi i m2 di verde/abitante, e gli edifici degradati come elementi più esposti alle ondate di calore.
Sulla base della vulnerabilità fisica, della Near-Surface Air Temperature (NSAT) e dell’esposizione di popolazione e territorio ai cambiamenti climatici è stata costruita la mappa del rischio climatico, che individua dei cluster in cui è prioritario
La mappa (fig. 3) evidenzia la variabilità del rischio nelle diverse zone della città: più basso sia nel centro città (alto livello di impermeabilizzazione, ma densità abitativa ed esposizione socioeconomica ridotte), sia nelle aree più esterne (alta esposi- zione socioeconomica, mentre sono ridotte la densità abitativa e l’impermeabilizzazione). Il rischio è invece alto nelle aree dove la permeabilità e la presenza di vegetazione sono minori e, al contempo, sono alte la densità abitativa e l’esposizione socio- economica.
VEDI TERZA IMMAGINE ALLEGATA (Figura3)
Esmenes (1)
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