PIANO ARIA E CLIMA
#PianoAriaeClima Raccolta pubblica di osservazioni
This amendment for the proposal Obiettivo 2.1 Riduzione netta della mobilità personale motorizzata a uso privato
is being evaluated.
Amendment to "Obiettivo 2.1 Riduzione netta della mobilità personale motorizzata a uso privato"
Reference: MD-PROP-2021-02-396
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Deletions
-L’emergenza sanitaria si è sovrapposta a quella ambientale. Questa combinazione è uno stimolo ad accelerare la trasformazione di Milano in città ciclopedonale entro il 2050, fissando un passaggio intermedio di una riduzione significativa della mobilità personale motorizzata privata entro il 2030.-Secondo le stime del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), arrivare per esempio a un calo degli spostamenti su auto privata del 50% significherebbe ridurre di oltre 1 milione al giorno gli spostamenti su auto, diminuendo il numero di auto in circolazione ogni giorno di-450.000 circa.-L’Area B con le sue regole attuali è un importante strumento di limitazione e controllo delle percorrenze in funzione di questo obiettivo di riduzione significativa. In base all’andamento delle concentrazioni di particolato nell’aria, si possono rimodulare le regole di accesso e circolazione all’Area per ridurre le polveri generate dall’attrito dei veicoli (p.es. per abrasione del manto stradale o usura di pneumatici e freni).-A fianco dell’eventuale rimodulazione delle regole di Area B, occorre un modello di mobilità sostenibile e condivisa esteso a tutta la città, periferie comprese. In città, la priorità strategica per la mobilità attiva è diversificare ancora di più l’offerta, offrendo un’alternativa valida sia per chi si sposta all’interno del Comune, sia per chi proviene dall’area metropolitana. I milanesi devono poter utilizzare la bicicletta, il monopattino, o spostarsi a piedi sia nel loro quartiere, sia nei nodi di scambio principali o lungo gli assi urbani di penetrazione. Le connessioni tra itinerari ciclabili, trasporto pubblico sovracomunale (ferrovia) e territorio cittadino hanno grande importanza per offrire a tutti un’alternativa all’auto. La strategia urbana del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e il recente documento Strade Aperte prevedono un sistema ciclabile diffuso e connesso, anche con comuni della città metropolitana, che comprenda gli assi viari principali e ambiti a traffico moderato. Per favorire gli spostamenti pedonali, in particolare entro il quartiere, occorre liberare e ampliare i marciapiedi e creare nuove aree pedonali o condivise che garantiscano la sicurezza dei pedoni.-E al contempo realizzare parcheggi sotterranei e/o in struttura dove chi utilizza la macchina potrà parcheggiare facilmente senza intralciare i marciapiedi.-A fianco dell’impegno comunale di elettrificare tutto il trasporto pubblico locale entro il 2030, anche il trasporto merci, quello emergenziale e i servizi speciali dovranno essere gradualmente trasformati in elettrici (o comunque alimentati da combustibili non fossili).
Additions
- +Così come sono formulati, i provvedimenti considerati (pagg. 65-69) sono una sostanziale dichiarazione di impotenza.
- +Che anche solo un terzo del milione di auto in ingresso e uscita da Milano da e verso comuni distanti anche 30 o 40 km si convertano in trecentomila biciclette e monopattini, che affrontano tali distanze su piste ciclabili che affrontano tutte le interferenze con la viabilità motorizzata, allo scoperto, che piova o picchi il sole di luglio, è pura illusione.
- +Le restrizioni di accesso all'area B scoraggiano, ma basta guardarsi in giro, i controlli chi li fa? Manca evidentementwe il personale necessario, basta fare un giro e osservare quante auto ci sono da sempre in sosta vietata e sui maciapiedi, con multe rarissime. Se quella repressiva, con divieti e sanzioni, fosse l'unica via, l'organico della Polizia Municipale attivo, ovvero di pattuglia, andrebbe raddoppiato.
- +L'obiettivo si realizza solo eliminando quanto più possibile il bisogno di mobilità, ad esempio decentrando uffici e servizi pubblici, secondo il principio della "città dei 15 minuti", o promuovendo il lavoro in remoto, offrendo agevolazioni come ad esempio una rete di centri di co-working di quartiere, finanziati in parte dal Comune e in parte dalle aziende che adottano lo smart working. Dunque la risposta a quell'obiettivo va data a livello di Città Metropolitana, e a livello di politiche insediative, prima che essere oggetto di tecnica dei trasporti.
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